Adagio – Assembramenti in mascherina sulle vette dell’Appennino. I Quarantozzi sono potuti uscire dal paese e lì fuori c’è il Gran Sasso percorso da tanti, molti, più turisti del solito.
«Bisogna stare all’aperto, l’aria di montagna è meglio del mare, il virus ama l’umidità, al mare c’è più gente, in Abruzzo, come in Molise, ci sono stati pochi contagi e poi non ci va mai nessuno»: sarà stato tutto questo rumore di fondo a rendere le montagne abruzzesi così eccezionalmente seducenti.
Invece sui sentieri del paese nessuno in più, chilometri quadrati di vegetazione, animali selvatici, rari esseri umani e Miozzi.
E a lavoro si può iniziare a tornare tutti, sì, va bene lo smart working, grande conquista, ci si stressa e si inquina meno, ma la sala mensa chiama a raccolta i Quarantozzi di tutto il mondo.
Poco moto – Il movimento dura poco, qualche mese per rivedere amici e parenti e stare insieme, seguire qualche spettacolo, quasi sempre all’aperto, perché, in fondo, che ne sappiamo di questo virus se pure i virologi litigano tra loro?
E i Quarantozzi tornano a spasso nel paese, dove, gira voce, pare che stia per arrivare anche qualcun altro ad abitarci. Numeri importanti: quattro persone tutte insieme, un’impennata storica di densità di popolazione.
Nei prossimi mesi di reclusione i residenti avranno buona materia per le loro indagini interne, su identità, provenienza, occupazione, orientamenti vari dei nuovi, impavidi, arrivati.
Qualche passo oltre il margine.
Come abbiamo imparato ad amare di più il margine,
tantissimo il cane, per niente la pandemia.